da Il latte versato (Sigismundus Editore, 2012)
*
Sotto questa luna. Che schifo. Adesso
metto in scena un temporale per le
formiche sulla mia scrivania.
Capiranno che a piangere sono io?
O anche loro – ingenue –
ipotizzeranno lunghe pisciate
d’angeli e lacrime divine? E la
loro metafisica lo prevede
un motore immobile con il tuo
nome?
*
Le sigarette le compravo solo
in pacchetti da dieci così mi
restavano gli spicci per offrirti
il cappuccino dalla macchinetta.
Quando aprivi la borsa – bianca e rosa –
ti stringevo il polso, dicevo «lascia»
e sbuffavi un poco, angelicamente.
Con i tremila gradi sotto zero
di Palazzo Parlangeli sudavo
nel vederti giocherellare con
il bicchiere di plastica marrone.
«Andrè, ma che hai?» «Niente. Tutto bene».
*
Le dieci. Mendico un po’ di minuti
da passare parlandoti vicino.
Porta Napoli che fa da cornice
(credo barocca... comunque carina)
e ti concedi a quelle timidezze
che (cretino) non posso non sfoggiare.
Mi guardi come si guardano, fermi
al semaforo, certi lavavetri
stanchi e sudati – quelli che
una moneta se la meritano
anche se poi il vetro non te lo lavano.