da Certe cose, certe volte (Marco Saya Editore, 2012)

 

*

 

Io da te voglio che stiamo su una panchina,

ridere di certe cose che dici,

certe cose che dico,

non lo so, cos’è?, una pretesa?, dimmi,

senza alzarti, resta ferma seduta,

dimmi, che così mi ricordi il mare

d’Olanda, agitato, freddo, stai ferma,

io da te voglio che stiamo così,

che mi guardi e prendi bene la mira,

le cose che mi dici non voglio che mi manchino.

 

*

 

Poi è venuta mia nipote, mi ha chiesto:

«Ma è vero che quando uno muore vola?»,

«Non lo so, tu che dici?»,

«Ma io non sono mica morta, ancora,

che ne so? Tu lo sai? Tu sei mai morto?»

 

*

 

C’è da riflettere sulla parola

mancare. Ti ricordi?, dicevamo

«Mi manca» davanti alla figurina

che ancora non avevamo nell’album,

e «Ce l’ho» quando era una già incollata.

Ecco quindi che forse è tutto lì,

nell’incollarselo dentro, qualcuno,

per non dire mai «Mi manchi», ma sempre

«Ti ho.»